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SANITA' PUBBLICA VETERINARIA: IL NOSTRO CONTRIBUTO ALLA POLITICA dell'UNIONE
ROMA, 15 Febbraio 2006, Palazzo Marini


PREVENZIONE ED INNOVAZIONE: L’OCCASIONE DELLA SICUREZZA ALIMENTARE PER LA RICERCA ITALIANA Alberto Mantovani, Dip. Ricerca, Associazione “G. Dossetti: I Valori”

Oramai un anno fa, in occasione di uno dei ricorrenti allarmi ambientali, l’oncologo ed ex-Ministro della salute Umberto Veronesi affermava che l’inquinamento urbano è responsabile per non più del 5% del complesso tumori a fronte del 30-40% associato all’alimentazione. Alcuni, giustamente, replicavano che queste affermazioni,estrapolate dal contesto, potevano essere utilizzate strumentalmente contro l’adozione di misure per migliorare la qualità ambientale. Eppure, l’affermazione di Veronesi merita attenzione. Sarebbe, infatti, opportuno trarre le conseguenze su alcuni semplici dati di fatto. L’alimentazione è la base comune della nostra esistenza ed insieme è un mondo quanto mai variegato condizionato da fattori socioeconomici, ambientali, individuali. Gli alimenti originano da organismi viventi, pertanto rappresentano un legame fondamentale fra l’essere umano e l’ambiente; il cibo è anche relazione con il contesto sociale ed esprime anche scelte di vita di singoli e/o gruppi (quanti vegetariani/vegani sto incontrando in Italia !). E’evidente come sicurezza alimentare e qualità nutrizionale siano aspetti complementari, distinti ma non separabili, per la realizzazione del principio costituzionale (art. 32) che identifica la salute “come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”. Infatti, molte grandi strategie di prevenzione primaria sono centrate sull’alimentazione: dai piani di controllo dei residui e contaminanti negli alimenti animali e vegetali alla promozione dell’allattamento al seno alla prevenzione dell’obesità, etc... E dal momento che “non possiamo non dirci Europei” non possiamo in alcun modo sottovalutare il rilievo che l’Unione Europea da alle tematiche alimentari, a partire dal Libro Bianco per la Sicurezza Alimentare e dalla creazione della European Food Safety Authority (EFSA) che ha ora sede a Parma; non a caso, ambedue iniziative promosse nel periodo di presidenza di Romano Prodi. Forse uno dei meriti meno riconosciuti di Rosi Bindi quale Ministro della Salute del primo governo dell’Ulivo, è stato quello di dare attenzione e risorse ad una importante idea-forza: il circolo virtuoso fra incremento delle conoscenze e azioni per la tutela della salute. In un paese come l’Italia che ha un forte (almeno numericamente) sistema sanitario pubblico e che proclama ai quattro venti la superiorità delle proprie produzioni agrozootecniche (ma quanto di ciò che mangiamo è prodotto in Italia?) la sicurezza alimentare dovrebbe essere un’area pilota della ricerca italiana. Lavorando nel settore, credo di poter affermare che ciò ancora non avviene. E questo perché ai problemi generali del sistema ricerca italiano (risorse modeste e utilizzate in maniera inefficiente, scarso ricambio generazionale, ecc) si aggiungono problemi specifici: idee vecchie (ad es. tanto controllo, ma poca analisi del rischio), mediocre capacità di presenza a livello europeo (quanti progetti a coordinamento italiano?) ed un sistema di imprese che ancora fatica a muoversi sul piano dell’innovazione. Eppure molto ci sarebbe da fare per coniugare promozione della salute e sviluppo produttivo: dalla modulazione della qualità nutrizionale degli alimenti alla valutazione del rischio per le fasce vulnerabili come i bambini alle interazioni tra ambiente e filiera alimentare, ecc. Muoversi in questi ambiti richiede la capacità da parte del sistema ricerca di favorire aggregazioni multidisciplinari sulla base della progettualità e soprattutto di sviluppare basi scientifiche per orientare le filiere produttive agroalimentari verso scelte che presentano maggiori caratteristiche di sicurezza e, quindi, di promozione della salute. Tutto questo sembrerebbe sinora fare riferimento essenzialmente alla capacità propositiva dei diversi attori, quali Enti di Ricerca, strutture dell’SSN, imprese, società civile. Cosa chiedere ad un Progetto di Governo? La generale presa d’atto dello stretto legame fra questione salute e questione agroalimentare è necessaria ma non sufficiente. In Italia abbiamo esempi (quali il progetto AIDS) di iniziative nazionali anche con aspetti criticabili ma che rappresentano uno sforzo per creare un circolo virtuoso fra ricerca di base-conoscenza di fattori di rischio-elaborazione di strumenti di intervento-coinvolgimento di società civile, mezzi di comunicazione e impresa. Credo che la questione alimentazione-salute, che riguarda la qualità della vita ed il benessere di tutti, meriti un programma nazionale in grado di potenziare e integrare quanto già esiste e di mobilitare risorse su aspetti prioritari insufficientemente coperti. Un esempio concreto: il governo Berlusconi, anche dietro la spinta dell’opinione pubblica, ha istituito nel 2004 il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare quale interfaccia con l’EFSA. Come tanti gruppi di lavoro e “tavoli tecnici” promossi dal precedente governo, dopo un iniziale tambureggiamento mediatico il Comitato è rimasto una “etichetta” tanto vistosa quanto isolata e poco incisiva. Eppure è una struttura che coinvolge esperti di assoluto rilievo scientifico e che potrebbe fare molto per identificare argomenti prioritari, innovare le attività di controllo, integrare la ricerca italiana in Europa. E’possibile pensare di affiancare al Comitato una rete di competenze e progettualità scientifiche che si muova in maniera coordinata sul grande obiettivo della prevenzione ? A un nuovo Progetto di Governo va richiesta la volontà e la capacità di fare investimenti su obiettivi a lungo termine: il binomio prevenzione-innovazione riguardo ciò che mangiamo e come lo produciamo dovrebbe essere uno di tali obiettivi.